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Picasso Erotico

Comprendere Pablo Picasso è una sfida di prospettive, dove l’Arte si intreccia con la Storia e i valori personali dell’Artista trovano espressione grazie ad un ventaglio di tecniche padroneggiate con disinvolta sicurezza. La sua produzione va quindi guardata non come evoluzione lineare ma come riflesso, o risposta ai grandi problemi del momento. Osservando l’Arte di Picasso in questa maniera inconsueta scopriremo non solo uno spirito sensibile e premonitore ma anche un grande anticipatore che ha già dato molte risposte a domande che la società comincia solo adesso lentamente a porsi.

Leggendo su Picasso da un qualsiasi manuale di storia dell’arte troveremo uno schema ormai consolidato: inizio Novecento il Periodo blu (1901-1904) e appena oltre il Periodo rosa (1904-1906). Vediamo queste opere con gli occhi di oggi e ne apprezziamo la tecnica e il tema malinconico, riflessivo, intensamente drammatico. Immaginiamoli invece nel loro contesto storico: la Spagna monarchica era stata pesantemente sconfitta in guerra, perdendo Cuba e molte colonie americane, gli appetiti coloniali cercavano alternative modeste aggredendo l’Africa tra Marocco, Sahara e Golfo di Guinea. Sul trono inglese regnava il figlio della Regina Vittoria, su quello asburgico un anziano Francesco Giuseppe e sull’Italia unificata i Savoia da nemmeno mezzo secolo. Era un’Europa di grandi aristocrazie, di corti, pennacchi e vessilli, di cerimonie millenarie e antiche diplomazie.

Gustav Klimt al culmine della carriera, morirà nel 1918, un giovane Egon Schiele avrebbe illuminato da lì a poco il panorama dell’arte esistenziale, un attempato Rodin era acclamato e conteso fra Parigi e Londra, Piet Mondrian dipingeva ancora fedele al figurativo mentre Pierre-Auguste Renoir, con le mani deformate dall’artrite, continuava a catturare in Costa Azzurra il gioco danzante di luci, ombre e colori. In questo caleidoscopio di immagini i Periodi blu e rosa di Picasso sono già arte astratta, dove il corpo e la narrazione sono pretesto all’emozione cromatica, utili ma non necessari.

Mentre l’Europa fomentava il sacco al continente nero e si preparava al disastro della guerra di trincea, assecondando gli ideali della superiorità culturale e dell’orgoglio nazionale, Pablo Picasso aveva già abbandonato l’uso emozionale del colore per interessarsi alla forma plastica del corpo secondo schemi non convenzionali: disarmonia del particolare, espressionismo del segno e contaminazione culturale. Teneva in studio, la presenterà solo nel 1916, “Les Demoiselles d'Avignon” il manifesto pittorico del Cubismo.

Volontà indomita di non piegarsi agli ideali estetici per concentrarsi sui negletti: le prostitute del bordello di Via Avignone e l’arte primitiva, cioè inferiore, non evoluta secondo i canoni dell’Occidente. In Picasso troviamo l’istinto sessuale più genuino, che non diventa sguardo da voyeur né pornografia dell’atto sessuale, ma dialettica fra offerta e desiderio, tra istinto di possesso e piacere dell’essere posseduto. Naturalmente non in senso strettamente fisico: essere rapiti dall’Eros, lasciando che sia l’impulso a dare vitalità ai corpi, svuotandoli dalla logica e dai tentativi di razionalizzazione.

Il cubismo è la risposta pittorica alle nuove sfide tecnologiche: la pluralità dei punti di vista, la dimensione temporale che entra nell’opera, la disfa, la slabbra e la ricompone nella mente dell’osservatore sono il contraltare alla nascente arte cinematografica, che supera la via del dipinto e rischia di sostituirlo nella comunicazione della realtà. Ecco allora che l’arte torna ad una purezza di forme simbolica - il Cubismo sintetico - che la brutalità della cronaca sconvolge e deforma fino ad arrivare a Guernica dove l’esperienza del dolore si condensa in linee e una prevalente monocromia che condensa, trasforma e ripropone l’evento trasfigurandolo da immagine visiva a concetto mentale.

Il maturo Pablo Picasso, in effetti, esprime attraverso le linee la conoscenza: non rappresenta ma racconta. Diventa un narratore epico, un affascinante affabulatore attraverso le immagini che raccoglie i momenti più crudamente apicali della civiltà mediterranea. Dalla corrida alla lotta fra i galli, dal patrimonio mitologico della classicità all’istintività archetipica dei Ballets russes di cui aveva sposato Ol'ga Khochlova, ballerina ucraina del corpo di danza. I due, fra alterne vicende, rimasero comunque legati dal vincolo matrimoniale fino al 1955, quando lei si spense a Cannes per un cancro.

Le trenta incisioni a soggetto erotico che Picasso realizzò tra il 16 marzo e il 5 ottobre 1968, cinquant’anni dopo le nozze, rappresentano un testamento spirituale per il Maestro quasi novantenne. Il ciclo della vita si svolge nella scena rettangolare della matrice, spesso non vi è gesto ma serena contemplazione. L’uomo attento e curioso, la donna dischiusa in un gesto di fertile accettazione. Non vi è imbarazzo, né volgarità. I corpi costruiscono lo spazio, non vi è un punto di vista fisso, che esalti la bellezza di un profilo. La linea traccia i volumi, il gesto riaccende moti già vissuti nella storia dell’arte.

Pablo Picasso, che non aveva mai nascosto la propria adesione al comunismo, si rivolge con segno limpido e puro all’intera umanità: le parla con la sensibilità della cultura classica, attraverso tutte le tecniche in cui l’arte dell’Occidente si è espressa, ma - volutamente - lo fa con una rappresentazione sostanziale, rifuggendo ogni estetismo. L’incisione evoca la realtà, la descrive, la richiama, la sublima senza indulgere sull’armonia, sul realismo, sulla grazia della tradizione. Ognuno può capire queste forme, può appropriarsene: l’importante per Picasso è che rimanga il significato più profondo. L’arte, come la vita non ha dogmi. Palpita, non si cristallizza. La vita, a sua volta, non cerca schemi ma libertà. Il fiorire fisico del proprio corpo, la sete della pienezza, ne sono la più alta e bella espressione.

Quest’insegnamento, questo consiglio da vecchio saggio brilla di nostalgica compostezza, di un mondo olimpico e naturale, nel contrasto - al solito - con la cronaca del tempo. Nei mesi in cui Picasso lavorava alle incisioni, la furia incontrollata dell’umanità insanguinava il Vietnam: il 16 marzo a Mỹ Lai oltre 400 civili inermi furono massacrati, stuprati e uccisi. Il 4 aprile è assassinato Martin Luther King, a Menphis. Il Maggio francese raccoglie folle oceaniche, l’Italia operaia è in sciopero, Andy Wahrol subisce un attentato, la Primavera di Praga viene soffocata nel sangue, Robert Kennedy, candidato alla Presidenza USA è assassinato. La Francia testa la sua prima bomba all’idrogeno mentre la Chiesa, Humanae Vitae di papa Paolo VI limita la sessualità coniugale al solo scopo della procreazione. In un mondo che condanna il piacere mentre esalta l’apocalisse nucleare e il genocidio, che fa della violenza il proprio biglietto da visita le incisioni erotiche di Pablo Picasso sono una luce di speranza, che brilla attraverso le disarmonie delle forme suggerendo una possibile via di pace, un ritorno alla naturalezza pagana, all’olimpica serenità.

written by Massimiliano Reggiani

con la collaborazione di Monica Cerrito 

Massimiliano Reggiani, critico d’arte, promuove una lettura delle arti visive come linguaggio strettamente legato al contesto culturale dell’autore, alla consapevolezza del gesto e alla volontarietà della comunicazione. Oltre a questi caratteri specifici ritiene che, nelle arti visive, la fisiologia della percezione prevalga sui confini strettamente culturali. Diplomato Maestro d’arte in Decorazione pittorica e in Scenotecnica, poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna in Scenografia, laureato in Giurisprudenza e in Filosofia all’Università degli studi di Parma

 

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