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Navarra: studio e passione

Navarra è un artista apparentemente di facile lettura: i suoi vividi paesaggi, le nature morte e anche gli astratti hanno una logica ferrea ed evidente, dove nessuna pennellata è lasciata al caso e l’emozione trasmessa è passata attraverso il vaglio del pensiero critico. Eppure le sue opere non sono un esercizio di stile, un’ostentata esibizione tecnica; possiamo invece definirle l’esecuzione impeccabile di una intuizione lirica della vita.

Sono in mostra a Palermo al Centro d’Arte Raffaello molte delle sue vedute, ispirate alla geologia aspra e alla campagna generosa di Sicilia. Per comprendere l’Artista e scoprire il significato di questa peculiare arte è necessario conoscere la biografia dell’artista, tormentata e complessa in continua lotta con gli accadimenti della vita. Navarra è romano ma non cresce in famiglia: il rigido e programmato mondo degli istituti per l’infanzia accompagna un lungo periodo della sua formazione. La passione per tutto ciò che è pigmento o materia si manifesta in tenera età e affascina gli educatori che appoggiano questa inclinazione dello spirito già così evidente. L’Istituto d’arte è la prima tappa di un lungo percorso, il corso di ceramica un modello di vita non estraneo al giovane artista.

La cottura in forno, la miscelazione degli ossidi, le temperature, i tempi di raffreddamento, il rigore della chimica sono elementi che tengono in equilibrio lo slancio creativo bilanciandolo con la razionalità: vi è moltissima tecnica e un netto rifiuto per l’improvvisazione. Navarra si abitua a lavorare in punta di pennello, a dominare l’istintività del segno, a calibrare la materia ragionando sul risultato che verrà. Vi è, allo stesso tempo, una compensazione caratteriale: la capacità del ceramista è rassicurante perché domina con metodo il procedimento creativo. Non sono più gli altri, i maestri, gli educatori, a progettare e condurre la vita del giovane con disciplina e benevolo rigore ma è l’artista a guidare con saggezza la propria emozione.

Navarra non è una persona fredda, tutt’altro, ma dalla sensibilità ponderata: capace di forti emozioni nell’intimo e rigoroso nell’aprirsi delicatamente al mondo esterno. Non per caso si appassiona anche alla musica, iniziando con due strumenti malinconici - il sax e il clarinetto - che sanno dare voce all’anima dell’artista. Il nuovo passaggio formativo è l’Accademia di belle arti, corso di scultura. Ancora una volta - sembra in contraddizione con la sua fine capacità di colorista - Navarra si confronta con la tecnica: vuole costruire, non svelarsi. È un Artista nel senso Rinascimentale del termine, un Maestro artigiano, non necessariamente un poeta; lui stesso si definisce - pensando al mondo naturale - un’ape operaia.

Dal Magistero artistico alla manifattura: il giovane Navarra impianta una bottega da ceramista e in pochi anni l’avviamento e i collaboratori crescono: il laboratorio diventa azienda e l’amministrazione assume un ruolo troppo ingombrante, sottraendo tempo alla fantasia, alla creatività, alla ricerca. Dopo un soggiorno parigino la svolta di dedicarsi alla pittura, scegliendo Rimini come nuovo centro della vita. Viale Maria Boorman Ceccarini, il salotto culturale e la vetrina d’inizi Novecento a Riccione, diventa per Navarra luogo abituale di scambio e d’incontri con il mondo romagnolo, terra vacanziera di un Nord operoso e industriale.

Nell’Artista si sente questa empatia per la logica produttiva, per il ripetersi del gesto organizzato in cicli più ampi, parti millimetriche di una visione globale dell’opera. Il ricordo di Rimini e soprattutto Riccione cantata da Dino Sarti in dialetto bolognese, gli echi lontani dell’arte cinetica, la tessitura dai disegni regolari dei piastrellifici emiliani sono la base dei vestiti policromi con cui Navarra rifinisce ed esalta l’apparente naturalezza dei suoi paesaggi d’invenzione. L’Artista ancora una volta si proietta verso un futuro sconosciuto, forte delle proprie capacità e della moglie siciliana: ancora giovane approda al Sud, cerca l’entroterra, il silenzio, le colline e il ripetersi infinito delle fioriture. Arriva a Nicosia, nell’ennese, vi fonda una scuola, rimane ancorato alla propria bottega, all’idea di arte come innovazione dentro un flusso estetico che ci accompagna ininterrotto da secoli. Navarra porta dentro di sé il primo rinascimento, la pittura urbinate, la resa visiva di un mondo astratto, mentale, basato sull’esperienza ma assetato di verità platoniche, di idee che divengono forma del mondo incontrandosi con la materia.

I paesaggi di Navarra hanno una radice remota e complessa: sono sculture della mente, volumi pensati e adornati di colore. L’ambiente siciliano è un pretesto più di un ricordo: permette all’Artista di rendere plausibili i cieli di smalto e le fioriture che costruiscono lo spazio visivo; corolle che digradano per dimensioni con la distanza fino a trasformarsi in una danza di piccolissimi punti colorati. Le rocce tormentate della geologia isolana, i morbidi colli di argille e frutteti, sono piegature concettuali di piani visivi trattati ognuno con il rigore dell’Optical art. Navarra immagina a tre dimensioni come un artista del Quattrocento, non cerca la prospettiva atmosferica sviluppata da Leonardo ma il modellato che si fa pittura. Le sue opere sono intrise di luce perché sfrutta la luminosità di ogni colore, non hanno ombre perché sono idee e non ricordi. È arte che ci appartiene fisicamente, natura purificata dal nostro pensiero: un sogno cromatico in cui possiamo perderci, felicemente.

written by Massimiliano Reggiani

con la collaborazione di Monica Cerrito 

Massimiliano Reggiani, studioso dell'arte contemporanea di cui indaga la funzione sociale, il contesto culturale in cui si forma l'artista e i riflessi della tradizione nella costruzione dello specifico linguaggio  individuale. Diplomato in decorazione pittorica e scenotecnica, laureato a Parma in Giurisprudenza e in Filosofia, ha completato il proprio percorso di formazione artistica alle Belle Arti di Bologna in Scenografia. Cura, assieme a Monica Cerrito, la sezione Arte della testata online EmmeReports e la pagina Facebook Critica d'arte.

 

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