DESCRIZIONE In quest’opera ci sono figure che germinano come presenze lievi, accennate, indefinite, eppure stagliate e piene di forza. Sono figure di un popolo che cammina, naviga, corre e che si ferma a contemplare paesaggi futuristici. Figure nude e crude che si trasformano in una combinazione genica alla ricerca dell’identità perduta o ritrovata. Uomini, donne, animali e vegetali che si avviluppano che si sfiorano come forze irriducibili. Il tutto diventa allora denominatore della molteplicità del visibile, forme evocate da un vissuto armonico e speziato della leggerezza linguistica; una centralità d’immagini votate all’intima riflessione, spiralizzate e attratte dall’istinto quanto ordinato mulinello dei desideri, dei ricordi, in un certo senso da un vago sapore nostalgico.
Nelle opere di Ziganoi c’è dietro una costruzione di una dialettica della pittura. Destruttura il lessico per ricomporlo, offrendo nuove possibilità interpretative. È un percorso di linguaggi dove non vi è un ordine, una gerarchia tra i diversi strati comunicativi, se non negli occhi di chi guarda. Il percorso può essere anche inverso, dall'alto in basso, da destra a sinistra o esattamente seguendo un ordine inverso. Un sovrapporsi di piani di lettura, di linguaggi, l'immagine deve trascinarti dentro. Un interpretare e rivivere le cose in un'architettura interiore che diventa architettura soggettiva dei vari piani interni all'immagine stessa.