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Le Rapsodie marine di Marco Favata

“Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala ricchezze, non dà risposte, è saggio, è dolce, è potente, è imprevedibile. Ma soprattutto: il mare chiama.”

Alessandro Baricco

Mentre mi preparavo a intervistare Marco Favata, mi è parso di sentire lo sciabordio delle onde e, ad occhi chiusi, mi sono immedesimata nel bambino dell’immagine presa dal web, sorta di antesignano professor Bartleboom di Baricchiana memoria, intento a curiosare proprio sotto le onde di Lampedusa, per scoprire i suoi segreti creativi!

Marco Favata, classe ’77, da sempre appassionato cultore delle arti figurative, pur da autodidatta, si affaccia, al mondo della pittura nel 2016, prendendo parte a numerose rassegne in spazi pubblici e privati e partecipando a mostre collettive di livello nazionale ed internazionale.

Dietro ogni sua opera ci sono tante ore d’impegno incessante, di ricerca e di pura passione, frutto di un lunghissimo lavoro e direzionato sia sulla tecnica – caratterizzata da strati di colore misti a schiume di poliuretano espanso e resine sintetiche sulla tela – sia e soprattutto sull’armonia del colore.

Ma, anche se mi ha confessato che ama poco parlare di sé, lasciamo che sia lui a raccontare non sé stesso ma la sua pittura!

Marga Rina: Ciao Marco! Vorrei partire dall’inizio perché ho notato che la tua pittura è molto cambiata negli ultimi anni. Le tue prime opere, infatti, sono frutto di progressioni dissociative dell’immagine, proprio come palesano le opere del ciclo “Tauromachia”. Negli ultimi tempi, la figura, sia umana sia animale,  è sparita. È forse il mare che tanto ami ritrarre ad averle celate, facendole inabissare? O è forse il mare ad averle come scolorite perché, evocando un altro personaggio di Oceano Mare, dipingi il mare acquarellando quello che resta sotto? Come arrivi a questo cambio così netto (ma solo apparentemente)?

Marco Favata: Le progressioni dissociative non sono altro che un vero e proprio Manifesto che segna, più che il mio cambiamento, la mia libertà. La mia idea nasce progressivamente dal rifiuto dell’omologazione e dall’esigenza di osservare la realtà con occhi diversi. Essendo un artista contemporaneo e vivendo il mio tempo, sento l’esigenza di puntare il mio focus sull’ambiente, tentando di fare emergere, attraverso le mie opere, quel fascino primitivo deturpato dai più.

M.R. Ma non usi l’acqua del mare per dipingere il mare come faceva Plasson! Quali materiali e tecniche prediligi oggi? E Perché?

Favata: Essere un’artista contemporaneo vuol dire avere a che fare con una quotidianità fagocitante di input sempre più frequenti, sempre più istantanei. Tale condizione non poteva che farmi scegliere, per la realizzazione delle mie opere, materiali e tecniche fast. Tra i materiali usati prediligo il poliuretano espanso, il cemento e la colla vinilica, per le proprietà meccaniche istantanee possedute, in quanto soddisfano in tempi brevi l’equilibrio materico della mia ricerca artistica.

written by Margherita Musso

Con lo pseudonimo di Marga Rina, Margherita Musso è la blogger di Panormitania, grazie al quale coltiva da molti anni la sua passione per la promozione di eventi artistici. Adora scrivere racconti, poesie e testi vari.

 

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