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Uno dei punti fondamentali che connotano in maniera netta la cultura moderna, anche in polemica, con il carattere della cultura del passato, è la richiesta continua di novità. L'arte del '900 ha conosciuto l'apoteosi di questo tipo di richiesta con l'attività delle avanguardie storiche. Il grande favore che esse hanno incontrato presso la sensibilità del pubblico e della critica, scaturiva da una sorta di pregiudizio consolidato che il nuovo in arte coincide sempre con la qualità: tanto più un artista è in attivo, rivoluzionario, tanto più esso è valido. Ma questo concetto entra presto in crisi. Si riscoprono e rivalutano così artisti dimenticati che restano in disparte rispetto al divenire delle arti, fedeli ad un loro privatissimo mondo. Così Alberto Sughi può benissimo entrare in tale cerchia di artisti.
Egli avrebbe potuto aderire ai movimenti decisivi dell'arte italiana e invece, racconta d'istinto, una lezione di pittura tacitamente classica. Sughi, attraversato questo secolo, trattenendo per sé un mondo sempre riconoscibile, immobile, uno stile molto tradizionale, sicuramente audace, scorge anche solo minimi mutamenti nello sviluppo della pittura, con prudentissime variazioni, sempre sullo stesso tema, caute peripezie all'interno di un territorio circoscritto quello che oggi definiamo “comfort zone”.
Lo stesso si può sostenere riguardo alla fedeltà di Sughi a quella suddivisione della pittura in motivi ripetuti tipizzati, stabilendo argini all'invadenza del mondo, nella certezza che la vocazione vera nasce in ambiti ristretti, familiari, casalinghi. Ecco allora che nascono i suoi ritratti, le scene di vita quotidiana. Ritratti di signore altere, riprese al centro di uno spazio consapevolmente italiano, borghese, calmo, in bar e caffè stantii e civili insieme, provinciali eppure colti. Anche nelle sue scene lo sguardo di Sughi si appaga nel già conosciuto, sottraendosi ai grandiosi sublimi per concentrarsi su luci, oggetti, scorci assolutamente normali.
Per intendere l'evoluzioni tecniche della pittura di Sughi si possono confrontare i suoi ritratti eseguiti a distanza di anni uno dall'altro. Questi svelano le tracce di una prudente mutazione stilistica, una pittura dalla stesura seducente e brillante, stretta nel risalto dei bianchi lucenti accanto agli scuri, intenta a dar corpo ad un sentimento, vagamente decadente, malinconico. Lungo il tempo le sue pennellate via via si sgranano, si allargano, riassumendo con pochi tratti l'immagine, con una sorta di impressionismo “non impressionista” lasciando intravedere impronte di una grande arte del passato, che con amore del mestiere, per il dettaglio ben fatto, come in una forma di emulazione contro il tempo, si focalizzano sulle cose e le persone che stanno lì senza mai cambiare.
written by Giuseppe Carli
Curatore e critico d'arte impegnato nell’organizzazione di mostre ed eventi culturali, con partner privati ed istituzionali come l'Assessorato regionale ai Beni Culturali e dell'identità siciliana- Dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell'identità siciliana - Soprintendenza per i beni culturali e ambientali. Scrittore attivo per la Edity Edizioni, Glifo Edizioni, Maretti Editore.