DESCRIZIONE Vinciguerra dipinge uomini scarni, paesaggi atrofici, cavalli sfiancati, paesi polverosi, in un insieme ricco di verità nelle quali crede, che non risente davvero di contemplazione quanto di viva partecipazione, di passionalità isolana, è un singolare atto di coraggio del quale solo un artista oggi è capace. Un artista sanguigno, ricco di linfa vitale. Quadro di Vincenzo Vinciguerra intitolato "La dura pietra" datato 1993, olio su tavola firmato e datato dall'artista in baso a destra.
Nelle opere di Vinciguerra si respira una cultura composita, ricca di rivoli, di derivazioni di una cultura figurativa di impronta cinquecentesca che sfocia nel Manierismo, dove la forma, filtrata dalle lezioni di Raffaello, Leonardo e Tiziano, si snoda attraverso un sapiente dosaggio dei chiaroscuri. La sua pittura sembra essere il seguito contemporaneo dell’arte del XVIII secolo italiano: ha un gusto arcaico che piace e riveste nello stesso tempo un carattere di modernissimo nell’armonioso inserire delle linee e dei piani, nella concezione delle immagini e loro espressione. Vinciguerra è maestro della sua arte: figure, paesaggi o autoritratti, denotano un artista sensibile alle bellezze della forma e dell’espressione. Egli si ispira alla natura e se ne fa l’interprete fedele e sincero. Nel corso della sua esperienza subentrano, ad un certo punto, vaghi echi settecenteschi arrivando nel cuore dell’Ottocento, dove Courbet e Daumier insegnano a cogliere l’immagine senza intermediari stilisti, caratterizzata da una struttura larga e solida, anche nei paesaggi.
Opera pubblicata sul catalogo “Omaggio a Vincenzo Vinciguerra”, a cura di Giuseppe Carli, Edizione Edity, p. 41.