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Se le suggestioni fossero dei luoghi, sarebbero quelli dipinti da Giorgio Prati. Non v'è nulla di definito nelle sue opere, è tutto da completare e spetta all'osservatore inabissarsi in questo oceano di sensazioni contrastanti dove non si riconosce nulla, o quasi. Nature, città, paesaggi astratti o appena accennati rimandano ad ambienti apparentemente già visti o ricordati, ma vaghi come nei sogni, lontani nel tempo. Eppure tali luoghi non esistono se non nella mente dell'artista perché più che luoghi si tratta di non luoghi, spazi da definire, sfumati, macchiati, incisi.
Le diverse cromie evanescenti e materiche nelle quali poter rintracciare a volte forme volutamente imprecise, che per il pittore non sono presenti a suggerire qualcosa di esistente, vero, reale, ma si sovrappongono mettendo in evidenza la fatica ed il tormento dell'artista, il quale torna più volte sulle sue opere cambiandole, ripensandole, sono ora tenui come i tramonti, ora intense come le notti.
Si potrebbe affermare che le opere di Prati sono dei pensieri dipinti, i suoi. Svuotati di figure umane, i quadri hanno il punto di vista dell'artista che combacia a volte con quello dell'osservatore, altre volte gli occhi non bastano a decifrarne l'arte, bisogna lasciarsi guidare dalle sensazioni che investono chi è fermo ad ammirare le tortuose e graffianti atmosfere rappresentate senza una volontà apparente ma che viene semplicemente suggerita in modo particolare dalla gestualità cara all'autore. La peculiarità che lo identifica è sicuramente figlia non proprio dell'utilizzo di una tavolozza comunque personale e scelta, ma della sua gestualità scattante per via dell'utilizzo degli smalti.
Osservando i dipinti di Prati, ai quali non ama dare titoli, potreste avere l'impressione di camminare entro una città deserta, sfollata a causa di una guerra o di un terremoto, soltanto fissando le essenziali architetture bicrome di una palazzina decadente e cupa che sembra stare per cadere, oppure di contro vi potreste trovare in mezzo ad una strada bagnata di pioggia, in una grande città moderna all'alba senza traffico, con l'acqua che gocciola dai fili elettrici, dai semafori, dalle grondaie e dai balconi, o ancora spersi nella natura a guadare un fiume o una palude con la speranza di potervi aggrappare ad esili ma ispidi rami secchi che non garantiscono nulla di certo, nessuna sicurezza, anzi, vi appariranno proprio come a volte appare la vita, incerta, sebbene si riconosca nella luce riflessa nell'acqua un candido motivo di salvezza.
written by Antonino Prestigiacomo