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E’ noto come l’uomo sin dagli albori abbia fatto uso del legno, sia come fonte energetica, che come materiale strutturale, tanto che moltissimi artisti lungo i secoli anno realizzato opere uniche su legno. Lontano dal desiderio di volermi addentrare in un excursus storico, è sufficiente pensare al pavimento di tronchi delle palafitte del Neolitico per arrivare, con un grande balzo, ai favolosi pavimenti della reggia di Versailles, per rendersi conto del ruolo predominante del legno nella storia dell’abitare come “tappeto dei poveri” . Oggi il pavimento in legno conserva la sua funzione e tutta la sua valenza decorativa, avendo tuttavia, grazie ad avanzate ed attente ricerche da parte delle aziende produttrici, migliorato di gran lunga le sue caratteristiche di resistenza, durabilità, curabilità, affidabilità negli anni.
Etimologicamente il termine “parquet” potrebbe ricondursi all’uso di recintare le greggi “a parco”, cioè con dei compartimenti chiusi a formare appunto dei piccoli parchetti. Più tardi il termine viene adottato dal linguaggio militare per indicare nel XIV secolo uno spazio recintato dove avveniva la ritirata al termine di una battaglia. Dal ‘600 in poi diviene il luogo dove si riuniscono in consiglio il re e il tribunale.
Con qualsivoglia foggia di disegno venga posato ed a prescindere dalla tecnica di fissaggio, il rivestimento in legno si distingue innanzi tutto per le diverse essenze che possono essere di provenienza europea come il larice, il rovere, il noce, l’ulivo; asiatica come il merbau, il doussiè asia o il teak indonesia; americana come il cabreuva, acero canadese e l’ipe lapacho; africana come l’afromosia, il doussiè africa, l’iroko, il padouk, il wenge.
Il listello di legno, che costituisce l’unità di lavorazione per qualunque disegno, è generalmente prodotto in quattro o cinque principali formati: 1) Il lamellare, con uno spessore di circa 8 mm. Che ha trovato larghissima diffusione con il disegno a mosaico negli anni del boom economico. 2) Il lamellare industriale, con uno spessore di circa 24 mm.,che trova applicazione in ambienti sottoposti ad un forte carico d’usura. 3) Il lamparquet, con uno spessore di circa 10 mm. 4) Il listoncino, con spessore variabile tra 10 e 16 mm. 5) Il listone con spessore intorno ai 22/24 mm., che garantisce maggiore stabilità, ma richiede l’attenta preparazione di un sottofondo di magatelli o pannelli di legno multistrato sui quali saranno poi inchiodate le doghe semilavorate.
A seconda della scelta del formato si opterà per un fissaggio a pavimento mediante colle adatte o piuttosto per la chiodatura sui già citati magatelli (listelli di legno di abete con sezione a coda di rondine), annegati nel massetto di cemento di sottofondo. Mentre in questo secondo caso, la geometria di posa è per solito volutamente semplice (cosiddetta “a correre”) proprio per godere di antiche atmosfere; nel caso del parquet incollato, i disegni sono tra i più vari, potendo spaziare dai più conosciuti e contemporanei come quelli a “spina di pesce”, a “forcina”, o a “tolda di nave”, ai più complessi a “cassettoni”, a “mosaico” o a pannelli romboidali, rifacentesi a pavimenti di regge favolose e antichi palazzi nobiliari.
Va detto che il pavimento ligneo nel tempo, proprio per la sua lavorabilità, ha offerto la possibilità di svariate formule espressive al punto da attribuirgli il nomignolo di “persiano dei poveri”, oggi potremmo dire l’esatto opposto, ovvero che la “cultura del legno” lastricato a pavimento propone il così detto “quinto prospetto” di un ambiente, che, dopo le quattro pareti rimane l’evento più oneroso economicamente sé trattato come tappeto permanente.
Volendo approfittare dell’offerta vastissima che il settore offre, si può scegliere per un parquet cosiddetto prefinito, cioè già lavorato nella struttura d’ammorsatura e nella verniciatura, o per un parquet grezzo da trattare, secondo diverse esigenze e gusti, a cera (sintetica o naturale) , a olio, a vernice (ecologica o industriale) o olio/cera, finitura quet’ultima di grande effetto per chi il legno vuol sentirlo “vivo”. Il trattamento a cera mantiene inalterato l’aspetto naturale del legno lasciandolo respirare, può essere eseguito a caldo o a freddo, con cere liquide o in pasta, ma deve ripetersi periodicamente per un effetto finale ottenibile in due – tre anni di applicazioni. Il trattamento a olio serve per nutrire il legno e proteggerlo dall’umidità , e come il trattamento a cera, si ottiene l’effetto voluto dopo lungo tempo, ovvero sino a quando la materia non è saturata dal prodotto applicato. La verniciatura con prodotti poliuretanici oltre alla notevole durabilità, consente un’impermeabilizzazione del legno praticamente perfetta semplificandone la manutenzione, ma accentuandone gli effetti sgradevoli delle graffiature. Le vernici ad acqua (atossiche) ad effetto lucido o satinato costituiscono un’ulteriore alternativa di finitura, restituendo una pseudo naturalità alla finitura ultima, lasciando apparentemente il poro aperto permettendo di apprezzarne in rilievo la venatura d’essenza d’origine.
Nel prevedere la posa del parquet è di fondamentale importanza la verifica delle caratteristiche del sottofondo che deve essere scevro da impurezze, livellato, ma dotato di sufficiente asperità per garantire la presa del collante. Il sottofondo più diffuso è quello cementizio formato da uno strato di calcestruzzo e da un secondo strato di malta ed ha un tempo di asciugatura di 60/90 giorni a meno di usare cementi speciali a rapida disidratazione e conseguente essiccazione (il valore medio dell’umidità relativa deve essere compreso tra il 20% e 25%, oltre il quale il sottofondo rimane a rischio di posa). L’uso di tavolati affiancati e poggiati su orditura di legno è un sistema di sottofondo costoso, ma che garantisce un ottimo isolamento termo-acustico.
Il sottofondo galleggiante rappresenta un’ulteriore alternativa di posa in cui pannelli di legno sono annegati nel massetto, consentendo un’installazione sia a colla che a chiodo. Infine se la posa avviene su un pavimento preesistente, questo dovrà essere precedentemente pulito e decorato, questo sistema è in uso frequente nell’Europa del nord, ove è difficile l’ottenimento delle umidità nei sottofondi.
E’importante tenere in conto, sotto il profilo economico, il rapporto qualità\prezzo, quando si sceglie il legno sulla base delle sue differenti qualità: la 1a scelta è quella in cui la fibra può essere sia in “rigatino” regolare che piatta e contorta e si caratterizza per l’omogeneità del colore e per la quasi assenza di nodi, in particolare per la calibratura delle lamelle. La 2a scelta cosiddetta alburnata , seleziona la parte del tronco più vicina alla corteccia, presenta qualche occhio di pernice (nodi) e per il tono cromatico è leggermente variegato. La 3a scelta nodata, prevede elementi che presentano, su entrambe le facce, difetti come nodi, macchie, strisce, screpolature e sgranature; tale scelta rimane però interessante per la presenza di venature sia in rigatino sia fiorata. Sarà affidato al posatore il compito di scartare i difetti meno accettabili garantendo comunque un risultato d’effetto, soprattutto per ambientazioni di sapore particolarmente rustico.
A seconda dell’essenza legnosa, la colorazione può variare molto nel tempo soprattutto per legni di provenienza esotica o equatoriale che con l’esposizione al sole tendono ad assumere una colorazione più accentuata per effetto dell’ossidazione.
Oggi è anche possibile l’utilizza di una pavimentazione in legno per ambiti esterni, , grazie all’uso di essenze particolarmente resistenti e comunque sottoposte a trattamenti che gli conferiscono l’opportuna resistenza ad agenti atmosferici ed all’usura. In particolare, l’ipe tabacco è un’essenza di per sé resistente all’acqua e alla salsedine. Altri legni come il pino o il larice lo divengono, quando sottoposti a trattamenti di impregnazione ad alta pressione in autoclave, con sostanze minerali protettive che difendono il legno dall’ attacco di insetti e funghi, che ne provocherebbero un rapido deterioramento ed infradicimento in breve tempo.
Concludiamo con qualche consiglio sulla manutenzione del nostro pavimento, ricordando che il legno verniciato non necessita nel tempo che di una semplice pulizia con uno straccio inumidito; il legno trattato a cera può richiedere mensilmente una lucidatura con cera liquida. Solo dopo molti anni, generalmente più di dieci, per pavimenti sottoposti a normale usura, può rendersi necessario procedere alla rilamatura , trattamento questo, che il legno massello può sopportare per ben 7/8 volte contro le 2/3 volte del prefinto, prima di dover essere del tutto sostituito.
written by Walter Angelico
Emanuele Walter Angelico, architetto PhD, si laurea a Palermo dove vive e lavora – è docente in Architettura e si occupa di tecnologie e di design. Completano la formazione e figura di Ricercatore/Progettista una intensa attività di partecipazione a Convegni Nazionali e Internazionali, unitamente alla pubblicazione di articoli e saggi su volumi e riviste di settore.