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Astrattismo: Un viaggio alla scoperta di sé

Nella società contemporanea, basata sull'istantaneità, sulla velocità, sulla necessità di voler fare tutto e subito, in cui non c'è quasi più spazio per la riflessione ed il confronto con ciò che ci circonda, sembra vi sia solo spazio per ciò che è esplicito, diretto, immediato. Dal punto di vista artistico, il linguaggio figurativo e, dunque, le opere classiche che figurano qualcosa, che narrano un concetto esplicito sembrerebbero essere quelle più adatte ad un pubblico che non ha il tempo necessario per fermarsi ad osservare e farsi travolgere da sensazioni ed emozioni inaspettate ed inspiegabili. Ci indirizziamo quasi sempre verso ciò che è semplice e veloce, senza lasciare spazio alla voglia di sorprenderci ed esplorare il mondo circostante e noi stessi, di conseguenza. La sorpresa, lo stupore, l'emozione nascono, invece, da ciò che è nuovo, diverso, innovativo proprio come il linguaggio plastico dell'arte astratta. Questa, secondo Kandinskij, non ha infatti il compito di farci "sapere" ma di farci "sentire" qualcosa, di farci entrare in una dimensione profonda della realtà. Di fronte ad un'opera astratta sorgono immediatamente domande: come è stata realizzata, cosa vuole comunicare l’artista, come interpretare le forme ed i colori, cosa suscita nello spettatore.
Linee, forme, colori...
Quando parliamo di linguaggio plastico intendiamo un modo di comunicare in grado di portare alla luce ulteriori significati, più profondi, che scavano la superficie oltre ciò che appare, oltre ciò che figura per trasmetterci emozioni più profonde. Non ci si limita ad  imitare la realtà, ma a ricercare significati "altri". Per farlo ci si avvale di vari tipi di categorie che servono per dare vita e a descrivere una figura plastica: le categorie eidetiche che servono a descrivere linee e forme, quelle cromatiche che descrivono i colori e quelle topologiche che descrivono l'organizzazione spaziale. Attraverso l'analisi di queste categorie è possibile interpretare in modo tecnico un'opera astratta.
Toccare un quadro
Il linguaggio plastico, tipico dell'arte astratta, è  in grado di creare connessioni vere e proprie con l'osservatore. E' ciò che avviene confrontandosi con l'opera di Dario Schelfi "Immagina". L'artista può utilizzare varie tecniche e svariati metodi: colori ad olio, acrilici, tempere, resine ed altri materiali riuscendo a creare anche effetti tridimensionali, che creano volume con la materia. I colori si accostano e si fondono fra loro creando quasi un'esplosione. E’ evidente la voglia dell'artista di volersi esprimere in modo istintivo per suscitare nell’osservatore un'emozione forte, una scossa nell’anima. Le pennellate cariche di colore possono dar vita a quadri “rumorosi”, che hanno voglia di parlare, di comunicare invitandoci ad avvicinarli per osservarli più da vicino, quasi a toccarli, creando un legame fra opera e osservatore diretto e soggettivo.
Immaginare
Approcciarsi a questo tipo di linguaggio artistico avvia un processo stimolante, sviluppa l’immaginazione e la creatività, innesca un percorso quasi inconscio di ricostruzione ed interpretazione del significato. Ogni spettatore vivrà questo processo come un percorso autonomo e personale, condizionato dalle sue esperienze pregresse e dalle condizioni emotive vissute nel momento in cui si confronta con l'opera. Avviene un confronto attivo, in cui l'arte diventa strumento di conoscenza e di esplorazione di sè. "Oltre un senso" e "Come fosse musica" di Matteo Must, sono dei dipinti esemplificativi di questo processo. Le forme astratte di Must invitano alla riflessione, allo sforzo critico e all'immaginazione. Avviene inoltre una connessione con le altri arti, la musica in questo caso, che fa riferimento a un linguaggio universale, unico, in cui tutti possono capirsi e confrontarsi. 
Vedere oltre
Il linguaggio astratto è in grado di conferire la capacità di guardare "oltre”. In particolare, osservando le opere di Giorgio Puleo, è possibile rintracciare questo processo in cui è necessario soffermarsi, capire cosa cela e cosa svela l’artista oltre la superficie pittorica. In "Oltre il bosco" di Puleo, realizzata con una tecnica mista, vi è una particolare attenzione alla composizione degli elementi e ai colori forti, pigmentati, che si stagliano sulla tela quasi come se volessero imporsi prevalendo sul fondo. Il colore si pone come protagonista ma sembra quasi voglia intralciare la lettura dell'opera; l’esito finale è un alone di mistero, che invita l'osservatore a guardare oltre e a scavare dentro l'opera, alla ricerca di un significato intrinseco.

written by Federica Lo Iacono

Laureanda in Scienze della Comunicazione per Arti e Culture. Ritenendo che l'arte sia un mezzo essenziale per esprimersi e conoscersi, ama soprattutto la pittura. Nutre un forte interesse nella comunicazione dell'arte, con ogni linguaggio. Il suo obiettivo è mediare il rapporto  tra l'artista e il pubblico.

 

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