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Juan Mirò è uno degli artisti più importanti e influenti del ventesimo secolo. È la galleria Raffaello che ha avuto il privilegio di aver portato in esclusiva nel territorio palermitano le opere del grande maestro. Nel 2000, primi ad allestire come galleria privata una mostra personale su Mirò, hanno presentato le sue opere intitolando l’esposizione “La metamorfosi della forma”, evento che ha riscosso grande successo.
L’arte di Mirò non è stata da subito compresa. È autentica e universale e proprio per questo è difficile classificarlo in una precisa corrente artistica, anche se è considerato pioniere del surrealismo con i suoi quadri astratti. Un’arte definita infantile, che come tale non è influenzata dall’educazione sociale ed è caratterizzata da un’eccezionale creatività. Si presenta spontanea, senza prospettiva, istintiva e originale. Le sue opere pullulano di sentimenti che l'artista cerca di trasmettere attraverso segni, da lui elaborati, che permettono di decifrare concetti di natura trascendentale e poetica.
Questo gli permette di esprimersi liberamente, senza barriere e censura. Nelle sue produzioni troviamo combinazioni di oggetti e segni calligrafici che non hanno necessariamente un legame tra loro: stelle, frecce, figure antropomorfe e figure geometriche si mischiano nella stessa superficie suscitando stupore, curiosità e presentandosi come un gioco agli occhi dello spettatore.
Gli oggetti non hanno una forma realistica, bensì astratta, come se l’artista spogliasse l’oggetto da tutto ciò che non è essenziale presentandolo minimale. L’ispirazione per Mirò è sempre dietro l’angolo perché il suo impeto creativo è dato dalle cose comuni: fogli di giornale, segni lasciati dal pennello, ombre e sogni. “Sono le cose più semplici a darmi delle idee. Un piatto in cui un contadino mangia la sua minestra, l'amo molto più dei piatti ridicolmente preziosi dei ricchi”
La sua pittura è caratterizzata da forme semplici e astratte e incentrata dall’utilizzo di colori forti e decisi, ma elementari, come il rosso, il giallo, il blu e il nero. Quasi sempre le rappresentazioni avvengono su uno sfondo monocromo che contribuisce a creare un’atmosfera onirica e trascendentale che incanta lo spettatore, come un mondo parallelo ideato dalla mente. Pennellate spontanee e premeditate convivono nella stessa raffigurazione, schizzi e getti di colore diventano lo sfondo dei suoi segni iconici e permettono di accentuare la sensazione di spontaneità e creatività intrinseca dell’opera.
Written by Giorgia Giuseppa Spina
Anno 1997, curiosa e intraprendente, attenta ad ampliare le proprie conoscenze, frequentando per un anno l'Aix Marseille Université, in Francia. Tornata in Italia, nel marzo 2020 consegue la laurea in beni culturali con la votazione di 110/110 cum laude. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in storia dell'arte presso l'università degli studi di Palermo e ha già pianificato un'ulteriore esperienza all'estero, questa volta presso l'Universitat de Valencia.