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L'arte senza confini di Schelfi

L’arte di Dario Schelfi è innovazione assoluta: non per i temi né per la tecnica ma per la sensibilità che esprime pienamente il terzo millennio del Occidente. L’'arte, si sente giustamente dire, è sempre in anticipo sui tempi: in questo caso l’autore risponde pienamente all’assunto, vediamo assieme il perché.

Dario Schelfi è siciliano, vive e lavora nel capoluogo del’'isola dove l’urbanistica improvvisata e spesso contraddittoria non permette alla bellezza solare della natura mediterranea di entrare facilmente in città. L'’artista era, prima di tutto avvocato: lavora nel’'amministrazione regionale, nel silenzio ovattato e talvolta polveroso di scrivanie ingombre di codici, prontuari e computer. La luce che filtra in queste stanze arriva obliqua dalle grandi finestre, taglia lame che si alternano a ombre dense e profonde. È luce azzurra, degli schermi, dei cellulari, dei neon che pendono dagli alti soffitti di stili e fortune passate.

Nonostante tutto questo, la formazione umanistica, le lezioni di diritto in vaste aule brulicanti di voci, nonostante i colori scintillanti dei mercati rionali che affacciano sul tribunale, alla policromia in eterno movimento del traffico ingolfato, alle campagne pubblicitarie di cartelloni che urlano visivamente la propria presenza, nonostante la Palermo multiculturale fatta di turisti e d’immigrati, Dario Schelfi trova i colori delicatissimi della natura e sembra dimenticare il frastuono del vivere quotidiano nei meandri degli uffici e nel ritmico pulsare della città.

Come ogni uomo del terzo millennio, appagato il bisogno di sicurezza, di comfort e di mobilità, ha sete di tornare alle origini, di immergersi nell'emozione del colore, di prescindere dal reticolo di significati culturali, di simboli e messaggi che caratterizzano e strutturano la vita collettiva. Dario Schelfi esprime questo desiderio e lo soddisfa attraverso la completa rinuncia alla tradizione, ai suoi strumenti di setole e pestelli, alle tecniche consolidate, alla trasmissione del mestiere maturata attraverso il fluire delle generazioni.

L’artista percepisce la luce naturale nelle situazioni più disparate: dal finestrino di un’auto, dal ritaglio di una finestra lontana, nel riflesso sulle vetrine, sul'’asfalto ancora bagnato, in un’aiuola inosservata, in uno scatto condiviso sul telefonino. La trattiene, va oltre il contenuto, allontana la memoria, la narrazione il diario e il documentario, ne coglie l’essenza e - attraverso il dipingere - la conserva.

Dario Schelfi riparte dal frammento, dall'intuizione di una regola generale e la espande dando nuova vita all’istante; la trasparenza di un petalo, il peso delle nuvole, l’orizzontalità di un tramonto, la verticalità dell'erba in un prato, la forza catalizzatrice di un fiore, il dialogo fatto di riflessi tra l’acqua piovuta e il proprio cielo, sono i principi generatori del suo creare.

Da un lato le sue opere esprimono la capacità di totale astrazione del'’artista che sente gli echi di un mondo più ampio, un luogo fisico e atmosferico che racchiude e ingloba la rete di strade e palazzi, di vicoli e traffico incolonnato, di moltitudini indaffarate che fluiscono e frusciano come foglie nel vento. Schelfi sembra chiudere gli occhi e rendere omaggio, con la semplice forza dell'impasto cromatico, all’universalità della percezione visiva.

Di contro l’osservatore sente che la sua riflessione artistica insegue i principi di leggi fisiche che modellano ambiente e natura, che vincolano gravità e liberano leggerezza. Norme che non sono scritte dal legislatore ma fondamenti che appartengono ad ognuno, come diritti basilari, come esternazioni del’'essere.

L’arte di Dario Schelfi supera il relativismo culturale, cioè l’universalità apparente generata dai singoli sistemi sociali, e rincorre con successo l’unità del consorzio umano. Comprendere la sua pittura diventa intuitivo, spontaneo: è connaturata e prescinde dalle lingue, dalle tradizioni, dai valori e dalle consuetudini.

Un sorriso nel caos indistinto e al contempo ordinato di un aeroporto internazionale parla ad ogni viaggiatore: lo accoglie e lo rassicura. Così un dipinto di Dario Schelfi accoglie e commuove chi lo guarda, ricomponendo l’unità con l’originaria libertà individuale: un nuovo equilibrio tra la solitudine del singolo e i cicli solenni del mondo naturale.

written by Massimiliano Reggiani

Massimiliano Reggiani, studioso dell'arte contemporanea di cui indaga la funzione sociale, il contesto culturale in cui si forma l'artista e i riflessi della tradizione nella costruzione dello specifico linguaggio  individuale. Diplomato in decorazione pittorica e scenotecnica, laureato a Parma in Giurisprudenza e in Filosofia, ha completato il proprio percorso di formazione artistica alle Belle Arti di Bologna in Scenografia. Cura, assieme a Monica Cerrito, la sezione Arte della testata online EmmeReports e la pagina Facebook Critica d'arte.

 

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